Diritto d‘autore
A che cosa serve il diritto d’autore?
Con le loro opere ed esecuzioni gli operatori culturali contribuiscono a garantire la varietà culturale nel nostro Paese. Ma poiché sono anche degli imprenditori, con le loro opere ed esecuzioni vogliono anche guadagnare qualcosa, per lo meno guadagnarsi da vivere. Il diritto d’autore garantisce loro in primo luogo un compenso economico in cambio dell’utilizzazione delle loro opere. In secondo luogo, il diritto d’autore protegge gli artisti nella loro personalità mettendoli nelle condizioni di difendersi da eventuali interventi indebiti nei confronti delle loro opere.
I diritti d’autore e le società di gestione sono un ostacolo al progresso. A che cosa servono allora?
La stessa domanda potrebbe essere posta in merito alla protezione dei brevetti, per la quale è in gioco un bel po’ di denaro per l’economia svizzera. Il diritto d’autore è uno strumento che aiuta a guadagnare qualcosa con la produzione artistica. Dunque, fa parte del nostro ordinamento socioeconomico liberale che garantisce la proprietà, anche quella intellettuale. Le creazioni intellettuali sono il motore della nostra economia nazionale.
Le società di gestione semplificano agli utenti la procedura per acquisire i diritti richiesti. Ad esempio, le società svizzere concedono in licenza l’utilizzazione del repertorio mondiale in molti settori. Poiché possono offrire i diritti di molti (gestione collettiva), permettono anche nuove utilizzazioni. Guardare la TV sul cellulare è diventato possibile solo nel momento in cui si è avuta la possibilità di acquistare i diritti necessari da un unico organismo attraverso le società di gestione e di garantire un adeguato compenso agli operatori culturali e all’economia culturale.
C’è ancora bisogno del diritto d’autore adesso che ci sono le Creative Commons?
Le Creative Commons non sono una specie di nuovo diritto d’autore ma un tipo di licenza modulare che, a sua volta, si basa sul diritto d’autore vigente e presuppone l’esistenza di una buona normativa in materia. Si tratta di una concessione standardizzata dell’autorizzazione a utilizzare i diritti in un determinato modo; le clausole di licenza sono contraddistinte da speciali simboli validi in tutto il mondo (icone) Nei singoli Paesi, le licenze vengono adeguate al diritto d’autore nazionale. (Cfr. www.creativecommons.ch/about-2/)
Perché, come consumatore, devo pagare più di una volta le indennità per i diritti d’autore?
Il consumatore non deve alcuna indennità per i diritti d’autore perché l’utilizzazione dell’opera nella cerchia privata non dà diritto a compenso (art. 20 cpv. 1 LDA). Le indennità per i diritti d’autore sono dovute sempre dall’utente ovvero da colui che utilizza le opere o le esecuzioni protette al di fuori della cerchia privata. Il diritto d’autore si basa sul principio secondo cui chi svolge un‘attività utilizzando opere, esecuzioni o trasmissioni protette deve far compartecipare equamente ai proventi i rispettivi autori e i titolari dei diritti di protezione affini.
L’indennità, quindi, è dovuta dai cinema per le proiezioni cinematografiche, dalle emittenti televisive o radiofoniche per le trasmissioni, dai cavo-distributori per la ritrasmissione ecc. Il consumatore privato finale, invece, non è considerato alla stregua dell’utente, tranne nel caso della copia privata consentita per legge, e pertanto non è tenuto a pagare alcuna indennità. Il consumatore, quindi, non rientra nel campo d’applicazione del diritto d’autore.
Sulla mia fattura per la TV via cavo figurano, ad esempio, anche le indennità per i diritti d’autore e i diritti di protezione affini. Perché?
Queste indennità sono dovute dall’utente, prevalentemente dal cavo-distributore. Tali costi che l’utente deve sostenere per acquistare i diritti fanno parte delle spese di produzione per il prodotto o il servizio offerto dall’utente, analogamente alle altre spese che gravano sulla sua attività (locazione, salari, imposte o costi d’ammortamento).
Queste spese incidono sul prezzo del prodotto o del servizio e vengono scaricate sul cliente. Se in fattura, tra le altre voci, il fornitore indica apertamente le indennità per i diritti d’autore a suo carico, si può avere l’impressione che queste siano dovute dal consumatore finale ma in realtà non è così.
Se ogni volta che ascolto una canzone o guardo un film, a seconda della fonte, devo pagare, si verificano dei doppi pagamenti, o no?
No, semmai diversi utenti pagano ciascuno un‘indennità per una diversa utilizzazione. Per “utilizzazione“ si intende l’uso di un diritto per il quale è richiesta una licenza. Ora vi sono intere catene di utilizzazioni. Le aziende che ne fanno parte sono di diverso tipo, forniscono prestazioni differenti e a tale scopo necessitano di diritti diversi. Ad esempio, con le tasse di concessione, la SRG SSR trasmette un programma televisivo e in cambio paga i diritti di diffusione; la UPC-Cablecom ritrasmette questo programma ai suoi clienti in cambio di un canone di abbonamento e per questo paga dei diritti di ritrasmissione; l’albergatore, infine, consente la ricezione di questa trasmissione nelle sue camere d’albergo e a fronte di questo paga anch’egli qualcosa. Senza le opere e le esecuzioni contenute nel programma, nessuna delle aziende che fanno parte di questa catena potrebbe svolgere la propria attività. Ognuna di esse viene pagata per il proprio servizio. Perciò, è logico ed equo che esse facciano compartecipare ai loro proventi anche gli autori delle suddette opere e che li indennizzino adeguatamente. Per l’utilizzazione di uno stesso diritto, quindi, si paga solo e sempre una volta.
Non esistono modalità di finanziamento più moderne per i progetti culturali, che rendano superfluo il diritto d’autore? Ad esempio, il crowdfunding.
Si ricorre al crowdfunding soprattutto nel campo dei media. Effettivamente anche in Svizzera qualche progetto, soprattutto di piccole dimensioni, è già stato finanziato in questo modo. Anche se il crowdfunding è sempre più in voga, esso consente di procurarsi i fondi per realizzare solo progetti finanziariamente poco impegnativi. Per i progetti che richiedono finanziamenti ingenti, come il cinema o le grandi produzioni musicali, questo tipo di finanziamento non è una via percorribile. Con questo tipo di prefinanziamento non si può realizzare un'opera culturale professionale e continua.
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